Don Raimondo Fresia nacque a Villaspeciosa (Cagliari) il 10 Dicembre del 1888.
Compì gli studi nel seminario di Cagliari e fu ordinato sacerdote il 16 Luglio 1915. Adempì agli obblighi militari e fu viceparroco a Monserrato e a Gergei.
In seguito fu parroco a Burcei ed infine a Uta dove arrivò il 17 Luglio 1926 e vi restò per ben 34 anni.
È ricordato come uno dei sacerdoti più attivi del paese e per questo, i paesani che hanno avuto la fortuna di conoscerlo ancora ne tessono le lodi.
“Su vicariu”, così era chiamato dai suoi parrocchiani, era sempre di buon umore, pronto a scherzare con tutti, modesto, molto umile e buono.
La sua casa, la chiesa e l’oratorio erano sempre aperte a tutti per giocare, tenere riunioni, recitare e organizzare i lavori per la parrocchia.
Oltre ad aver guidato i lavori di restauro della chiesa di Santa Giusta, dopo la devastante alluvione del 1929, fece anche costruire tre nuove cappelle, sollevare il tetto della chiesa, rifare l’altare maggiore e innalzarne uno nuovo nella cappella dell’Assunta.
A lui si devono anche la costruzione del campanile di Santa Giusta (1954), dell’oratorio, della casa parrocchiale e il recupero del cortile antistante la chiesa.
Istituì o richiamò a nuova vita varie associazioni che collaborarono alla vita parrocchiale, come l’Azione Cattolica e le Confraternite del Rosario e del Santissimo Sacramento.
In occasione del XIX centenario della Redenzione fece edificare una cappella nella collina de “Sa Guardiedda” e fabbricare una gigantesca croce di ferro da mettere in cima alla collina.
Fu lui ad interessarsi per il primo restauro della chiesa di Santa Maria, che in quegli anni versava in condizioni poco consone ad un monumento di importanza nazionale e sempre all’opera di Don Fresia si devono l’istituzione dei percorsi della Via Crucis sia nelle vie del paese che all’interno della parrocchia di Santa Giusta.
Don Fresia non era un semplice sacerdote, ma un pilastro portante della comunità utese, era scultore, pittore, fotografo, falegname ed orologiaio. Sapeva coinvolgere nelle sue iniziative tutta la popolazione che lo amava e stimava.
Cantautore, regista, coreografo, commediografo, costumista, metteva in scena delle apprezzatissime commedie sarde con cui rallegrava le serate domenicali nel teatrino del Montegranatico e nell’oratorio poi.
Era lui che si era preoccupato di far arrivare il cinematografo nel paese.
Ed è sempre ad opera sua l’istituzione di un giornalino “L’eco della parrocchia” da destinare a grandi e piccini.
Era stato nominato persino presidente onorario della squadra di calcio del paese ed aveva un posto speciale nel cuore dei ragazzini a cui, oltre a fare il catechismo, dedicava molto del suo tempo con giochi e balli e definiti nella sua lettera di commiato “…pupilla degli occhi miei, la mia gioia, la mia felicità, il mio sostegno.”
Fu destinato cappellano nella chiesa di Sant’Efisio a Cagliari e per questo partì da Uta il 15 settembre 1960.
Il distacco dal suo popolo fu il suo più grande dolore, che minò di giorno in giorno sempre più la sua salute e dopo sei mesi, il 15 Marzo del 1961, morì.
Fu sepolto nel cimitero monumentale di Bonaria, ma la sua salma fu traslata nel cimitero di Uta il 19 Maggio del 1970.
Tanto fu l’affetto degli utesi che il comune ha dedicato una via al sacerdote scomparso.