I bambini e gli adolescenti di oggi sono impegnati in mille attività e spesso non trovano il tempo di fermarsi a giocare, ma soprattutto di inventarsi i giochi, poiché investiti da centinaia di giocattoli e passatempi più o meno tecnologici. Questo non accadeva nei tempi passati quando si giocava nei cortili e per le strade, quando da ogni oggetto si ricavava l’idea per un gioco, quando i giocattoli si costruivano in casa con qualunque materiale lo rendesse possibile.
Dai racconti delle persone anziane è stato possibile rispolverare i vecchi giochi che un tempo riempivano i momenti di svago dei bambini:
- Bardunfola (trottola di legno azionata da una cordicella chiamata bollantinu);
- Pirastra (si disegnava uno schema sul pavimento costituito da una serie di caselle e poi, saltando su un solo piede, si doveva spingere una pietra piuttosto piatta e spesso ricavata dal letto di un fiume, da una casella all’altra cercando di non farla uscire dallo schema, fino a raggiungere l’ultima);
- Sarta funi (si saltava la fune da soli oppure con più persone per rendere il gioco più complicato);
- Il gioco del 31 detto anche mamma cua o semplicemente nascondino (un bambino, scelto in precedenza con una conta, doveva contare fino a 31 mentre gli altri si nascondevano; scopo del gioco era quello di trovare i compagni nascosti prima che questi riuscissero rientrare in tana );
- Giro tondo;
- Birille (comunemente in vetro e ricavate dalle bottiglie della gassosa, più rare e pregiate quelle in marmo);
- Gioco delle monete o dei bottoni (si lanciavano con forza contro il muro e vinceva chi riusciva a farle rimbalzare più lontano);
- Fionda;
- Bambole di stoffa fatte in casa;
- Gare di corsa;
- Gioco delle fave (si facevano dei mucchietti di terra e si sistemavano sopra, messe in fila, le fave. Si doveva cercare di far cadere le fave mirandole con piccole pietre);
- Sa faraia (si facevano delle cannucce con l’avena o l’orzo, dette sa “lopeddedda” e si facevano suonare oppure si usavano per fare le bolle di sapone);
- Serra serra (gioco che si faceva con lo spago accompagnato da una filastrocca);
- Cadideddas (un bambino assumeva una posizione seduta e gli altri bambini prendendolo sotto le gambe lo trasportavano);
- Biccus (si disponevano una serie di pietre, possibilmente tondeggianti, in fila sul pavimento mentre una si teneva in mano; si lanciava quest’ultima in aria e con la stessa mano si cercava di prendere la prima pietra della fila sul pavimento e poi riprendere la pietra che era stata lanciata prima che cadesse; a quel punto si lanciavano in aria le due pietre e si tentava di prendere la terza. Man mano che procedeva il gioco era sempre più complicato; quando si sbagliava si cedeva la mano all’altro concorrente.
- Gioco del cerchio (cerchio metallico o di legno sospinto da un’asticella di legno o metallica per farlo rotolare).
- Vinceva chi alla fine riusciva a lanciare e prendere più pietre);
- Cuaddu fortisi (si prendeva un ragazzo in spalla e si cercava di tenerlo così il più possibile o camminando oppure spintonandosi con un’altra coppia; chi cadeva pagava una penitenza);
- Crebusu, cervi (si faceva finta di essere un cervo inseguito da un cane; se il cane prendeva il cervo, questo doveva pagare la penitenza);
- Barralliccu, tipico gioco natalizio (si trattava di un cubo di legno attraversato da un’asticella sulla quale si faceva girare; su ognuna delle quattro facce laterali vi era una lettera: P = poni (metti), T = tottu (tutto), M = mesu (metà), N = nudda (niente). Ciascun giocatore all’inizio del gioco contribuiva a formare il piatto, ovvero il premio, scommettendo castagne, noci, mandorle. A turno ciascun giocatore faceva girare il cubo e seguiva le indicazioni della lettera che usciva potendo guadagnare così l’intero premio o perdendo ulteriormente i propri dolcetti);