Il paese

Il paese di Uta si trova nel Campidano a sud-ovest del capoluogo sardo, dal quale dista una ventina di km; ricopre un territorio di 134,33 kmq ed è confinante a nord con il comune di Villaspeciosa e in senso orario con Decimomannu, Assemini, Capoterra e Siliqua.

Uta è disteso su una fertile pianura attraversata da due corsi d’acqua (Rio Cixerri e Rio Mannu)che confluiscono verso lo stagno di Santa Gilla, è posto a 6 m. sopra il livello del mare, ma nel suo comprensorio è presente anche un’ampia area montagnosa, costituita dai Monti Arcosu (948 m)e Lattias (1086 m.) e in parte dalle cime di Guttureddu e Gutturu Mannu.

La parte sud occidentale del territorio a partire dal fiume Cixerri comprende una serie di collinette dell’altezza di media di circa cento metri dove sono situati: i resti di due antiche chiese cristiane (Santa Maria Magramixi e San Nicola), un tempio romano, tutti rivolti verso il Cixerri, una tomba di giganti con trenta Menir distrutta con mezzi meccanici dall’ignoranza degli uomini.

Recente frontiera, in direzione di Siliqua, è il lago artificiale ricavato dalla diga sul Cixerri che, unitamente alla strada ferrata e alla statale 130, chiude il paese a Nord/Nord-Ovest.

Il clima del paese è tipicamente mediterraneo: gli influssi del mare e degli altri corsi d’acqua rendono miti le basse temperature determinate dal vento di maestrale, proveniente dal Nord-Ovest nel periodo autunnale, e placano l’afa causata dai venti caldi e asciutti provenienti dall’Africa all’inizio della primavera.

Il centro abitato è situato nella parte nord del suo territorio e la popolazione raggiunge oltre 8700 abitanti. A causa delle passate inondazioni e alluvioni la parte più antica del paese è stata distrutta e anche la struttura urbanistica del centro abitato è stata  sottoposta a diversi rifacimenti sia per l’utilizzo dei materiali che per le rinnovate tipologie abitative.

Le sue origini

Il paese di Uta appariva in antichità suddiviso in due borgate: Uta Susu e Uta Jossu. Alla prima apparteneva la chiesa di Santa Maria e poche abitazioni situate nella zona circostante, mentre a poco più di un chilometro si trovava Uta Jossu (dove era ubicata la chiesa di San Cromazio), ovvero l’attuale Uta, sorta per naturale spostamento della popolazione verso una posizione più sana e meno battuta dalle consuete inondazioni del Rio Mannu e Cixerri; questi, infatti, insieme ai loro affluenti, si riunivano nella parte finale del loro corso, a sud del paese, creando una palude e, a causa della mancanza di adeguati argini, straripando frequentemente così da provocare non pochi danni alle campagne e alle abitazioni e la morte di bestiame e talvolta di persone.

Il nome Uta sembrerebbe, per tali ragioni, derivare dal latino UDUS che significa paludoso, umido. Da altre fonti, in particolare da una ricerca eseguita visualizzando alcune Carte Tolemaiche del testo “Sardegna Antiqua”, risulta che il nome Uta abbia avuto diverse varianti a seconda del visitatore che vi giungeva o della lingua che questo parlava:

  1. Yra e Ity: greco antico
  2. Villanova: riferendosi a villaggio nuovo
  3. Villanueva
  4. Itta – Utta – Ura ed infine Uta, per poi ripresentarsi in Utasusu e Utajusu

Un’ulteriore alternativa sull’origine del nome Uta proviene da “Il Sistema Linguistico della civiltà Nuragica” del prof. Raffaele Sardella, in cui si scrive:

  1. Dal sumero Uta-She: per, verso il Dio sole Utu, nel Dio Utu ( quindi Uta = Utu = Dio del sole Utu)
  2. Dal sumero Uta-She: la sede del Dio sole
  3. Dal sumero Uta-She: la sede, il fondamento del cielo

Breve percorso storico

Il nostro paese è un centro di antiche origini, come testimoniano i ritrovamenti di varie epoche rinvenuti sul nostro territorio e i documenti relativi a Uta.

Periodo nuragico

La zona era già abitata in periodo nuragico, sono, infatti, presenti nella falda di monte Arcosu i resti di numerosi nuraghi, tra cui il più grande denominato “Su niu de su Pilloni” comprendente anche i resti di un villaggio nuragico e una fornace; tutti risultano poco visibili a causa del degrado, dell’usura del tempo e molti probabilmente tuttora sotto i cumuli di terra.

Periodo romano

Anche il periodo romano ha lasciato il suo segno, poiché l’antica strada romana che portava da Caralis a Nora attraversava tutto il suo territorio. Vari ritrovamenti (una statua semi colossale di una sacerdotessa romana, resti di colonne di granito, un lastrone di marmo dedicato a tre cristiani seppelliti nel paese, resti di ville suburbane romane e il presunto ponte sul Rio Cixerri detto “ponte de is aramigus”) confermano la presenza di popolazione romana.

Periodo giudicale

Il questo periodo la Sardegna era suddivisa in giudicati, tra cui il giudicato di Cagliari. A sua volta ogni giudicato era diviso in una sorta di distretti, chiamati curatorie; tra le curatorie del giudicato di Cagliari vi era quella di Decimomannu che faceva capo ad una serie di insediamenti più piccoli chiamati “Ville”. Questi erano Siliqua, Villaspeciosa, Uta, San Sperate ecc.

In questo periodo, i giudici concedevano ai monaci le terre e gli donavano le chiese, in modo che gli abitanti beneficiassero della loro presenza. Fu proprio in questo periodo che arrivarono in territorio di Uta i monaci Benedettini di San Vittore.

Uno degli eventi più importanti di questo periodo, se non il più importante fu la concessione che, nel 1089, il giudice Torchitorio di Cagliari, fece loro, di due chiese una delle quali nel territorio di Uta. Importantissima fu, infatti, l’opera di questi monaci che contribuirono alla bonifica delle aree palustri del paese (antica zona di Uta Susu), e che qui eressero il Santuario di Santa Maria.

Periodo pisano

Intorno al 1258, Uta divenne un possedimento signorile dei Pisani Gherardesca Gherardini.

Periodo aragonese

Successivamente, nel 1324, diventò un paese del Regno Catalano Aragonese di Sardegna e fu oggetto di contese tra i Gherardesca e gli Acen, essendo concesso, unitamente a Uta Jossu, a Pietro Acen.
Nel 1328 i due villaggi furono occupati con la forza da Berengario Carroz e inclusi nella Baronia di San Michele, nonostante gli inviti del Re di Sardegna affinché fossero restituiti al legittimo proprietario.
Dal 1365 al 1409, a seguito della guerra fra il regno di Arborea e il Regno di Sardegna il paese riprese fisionomia arborense.

Periodo piemontese

Tornato a far parte del Regno di Sardegna, il villaggio fu nuovamente in possesso dei Carroz nella baronia di San Michele. A questo periodo risale probabilmente l’inizio della costruzione della chiesa Parrocchiale di Santa Giusta; lo stemma dei Carroz è scolpito nell’arco del presbiterio, una data è scolpita nella Cappella di sinistra di fronte all’altare maggiore. Nel 1511, morta l’ultima erede dei Carroz, Violante, passò ai Centelles. Nel 1674 venne in mano ai Borgia duchi di Gandia. Nel 1726, dopo una lite giudiziaria, andò ai Catadà.
Infine, nel 1805  andò agli Osorio de la Cueva, dai quali fu riscattato il 1 dicembre 1839.

Ritrovamenti

Nel 1849 furono ritrovati otto bronzetti: degli idoletti sacri in bronzo raffiguranti otto scene e individui differenti ritratti in varie età della loro vita, attualmente custoditi nel Museo Archeologico Nazionale di Cagliari.

Attività economiche

Le attività economiche svolte nel paese riguardano il settore primario, è fondamentalmente un paese agricolo: diffuse sono le serre orticole, le colture di carciofi e grano, i frutteti e gli oliveti; è largamente presente anche l’attività pastorizia.
Fino a qualche tempo fa, altra attività complementare e proficua risorsa economica del paese era la pesca; veniva praticata nei rii Mannu e Cixerri, ricchi di trote e anguille. Attualmente è un’attività del tutto marginale praticata per lo più nel tempo libero.
Relativamente al settore secondario e terziario nella parte orientale del paese, in zona macchiareddu, sono situati gli stabilimenti industriali e il centro servizi del CASIC.
Ben avviate risultano anche le attività commerciali.